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FONDAZIONE SACRO CUORE: Video e sintesi dell’incontro di formazione “Osservare”, dialogo con le professoresse Monica Scholz-Zappa e Guadalupe Arbona-Arbascal

― 10 Settembre 2021

E’ possibile rivedere l’incontro al seguente link.

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Francesco Marinozzi, Ufficio Stampa FOE, 10.09.21

Che cosa significa “osservare”? Perché “osservare”? Che cosa si guadagna dall’osservazione?

L’incontro di formazione dal titolo “Osservare”, organizzato dalla Fondazione Sacro Cuore di Milano, si apre con un cortometraggio di Adrian Paci, intitolato “The Column”: un gruppo di operai cinesi estrae un enorme blocco di marmo da una cava e, dopo averlo caricato su una nave, modella, nel corso della traversata, una colonna corinzia, che sarà poi esposta a Parigi, ma non in posizione eretta, bensì orizzontale.

La proiezione di un’intervista all’autore aiuta, poi, a chiarire meglio l’intentio operis, il suo significato. Più che la spiegazione del contenuto, però, a colpire sono le parole finali dell’artista, che qui parafrasiamo brevemente: ogni oggetto è in perenne divenire, come il marmo, donato dalla natura, sottratto alla sua naturalità e trasformato in opera d’arte; ma, in questo perenne mutare del tutto, la cosa eccezionale per l’artista è cogliere nell’istante la fugace manifestazione della verità. Osservare può aiutare a cogliere la verità nell’eterno mutar del tutto?

Le prof.sse Monica Scholz-Zappa e Guadalupe Arbona Abascal, affiancate dalla moderatrice, prof.ssa Anna Frigerio, raccolgono la sfida lanciata da queste domande.

Guadalupe Arbona Abascal racconta di come il suo incontro con la letteratura abbia stimolato una tensione, uno sguardo aperto sul mondo; ma, spiega, come ciò possa essere solo l’inizio di una reale osservazione: è necessario che tale sguardo sia sostenuto di continuo. Citando uno scrittore spagnolo, Sergio del Molino, la docente afferma che lo stupore e la curiosità verso il mondo è necessario che compaiano fin dal risveglio, nelle attività più ordinarie, poiché esse “richiedono il coraggio di un eroe greco”, pena lo smarrimento del loro senso. Questa richiesta di senso che emerge sin dal mattino è ciò che Gaber definiva “illogica allegria”. Tale “illogica allegria” può essere l’inizio di una vera osservazione, ma è necessario proteggerla dagli assalti del potere, il quale, attraverso i mezzi di comunicazione di massa, tende ad imporre che cosa osservare.

Monica Scholz-Zappa, aiutata da un passaggio del romanzo “Klara e il Sole” di Kazuo Ishiguro, spiega come, nello sguardo dell’uomo che guarda con amore, si apra il significato delle cose. Come un infante inizia a sviluppare la consapevolezza del proprio io attraverso la relazione con la figura di riferimento, che lo introduce nel mondo, allo stesso modo anche il ragazzo ha bisogno dell’adulto per entrare in relazione con il significato e prendere coscienza di sé. La posizione originale del bambino, infatti, viene meno con il tempo e il rapporto con la realtà viene determinato da un complesso di reazioni. In questa maniera, il soggetto non è più capace di cogliere il senso e osserva il mondo a partire dalle sue categorie: la professoressa definisce questo fenomeno “ideologia”. Un esempio particolarmente calzante aiuta a cogliere meglio la differenza fra un’osservazione intellettualizzante e un’osservazione che parte dal reale. Di fronte a della terra arida, si può essere tentati di spiegarne il senso con una metafora, definendola come simbolo di infertilità o di assenza di senso. Un agricoltore, invece, di fronte al medesimo dato, si domanderebbe per quale ragione sia arida; poi, si darebbe da fare per renderla feconda e, dopo averla lavorata, godrebbe del frutto del suo lavoro. Anche lui perviene ad un concetto, ma si tratta di un concetto vissuto: quello del dono, cioè del frutto che la terra ha regalato. Emblematico, in questa prospettiva, è il verbo tedesco “wahr-nehmen”, tradotto in Italiano con il termine “percepire”, “scorgere”; nella sua etimologia significa “prendere” (“nehmen”) il “vero” (“wahr”): osservare è scorgere la verità delle cose, che ne costituisce il significato.

La nostra cultura blocca l’osservazione al concetto astratto e impedisce lo sviluppo di un concetto vissuto. Anche l’insegnante o l’adulto incorrono in questo rischio, sostituendosi ideologicamente al ragazzo nel momento in cui questo effettua il paragone di sé con le cose. E’, invece, nell’accompagnamento della figura di riferimento che egli può cogliere il significato e percepire il suo io.

Guadalupe Arbona Abascal, legge, poi, un passaggio del viaggio di Vassilij Grossman in Armenia, nel quale lo scrittore racconta di essersi “perso” lo spettacolo del Lago Sevan, perché preoccupato dell’apertura del ristorante Minutka, nel quale avrebbe gustato delle trote. Tale passaggio è emblematico della necessità di custodire nella memoria le esperienze di osservazione vera, perché sono queste a sostenere lo stupore continuo: l’onestà intellettuale di Grossman gli consente di cogliere il vero “spettacolo”.

Sviluppare una posizione di questo tipo richiede tempo per il ragazzo e, di conseguenza, pazienza per l’adulto. E’ necessario rispettare i tempi peculiari di ogni studente o figlio ed evitare il rischio di cadere in una manipolazione ideologica, sottolinea Monica Scholz-Zappa.

Per l’osservazione, dunque, è fondamentale una relazione. Qual è il ruolo della tradizione, della storia in questa dinamica?

Un esempio calzante è introdotto da Guadalupe Arbona Abascal, che propone il video del cantante Alan Walker, intitolato “Faded”. Un ragazzo con un cappuccio, quindi, a volto coperto, si trova in un edificio distrutto e si capisce che sta cercando cerca qualcosa. Dopo tanta ricerca, nelle scene finali, si trova di fronte ad una casa distrutta e nella sua mano stringe una foto: ritrae quella casa, quando non era ancora in rovina. In quel momento il ragazzo si scopre il volto. E’ un’immagine eloquente: la tradizione si recupera, se ha da comunicare qualcosa al nostro volto, nel presente.

Monica Scholz-Zappa, infatti, sottolinea come la relazione con la tradizione passi attraverso il paragone con se stessi: è necessario mettersi in gioco personalmente, mettere in gioco tutto il proprio io per recuperare il valore di ciò che ci ha preceduto.

La professoressa racconta, poi, di un dialogo avuto con il regista de’ l’“Opera senz’autore”, al quale domandò la ragione che lo aveva spinto a girare quel film. Riflettendo successivamente sulla risposta imbarazzata dell’artista, che affermava di non saperle indicare una ragione precisa, racconta di aver scoperto la particolarità dell’opera d’arte: ogni opera ha un’umiltà in se stessa, perché si offre allo sguardo, alla “coltivazione” di senso, infinitamente aperta. La verità è, infatti, inesauribile.

In conclusione, Guadalupe Arbona Abascal racconta un’esperienza personale vissuta ad Harvard e dell’imbarazzo provato di fronte ad un professore coltissimo, con posizioni molto distanti dalle sue. Raccontando l’episodio ad un amico, questi le aveva suggerito di avviare un rapporto con il docente, per scoprire se, in questo modo, avrebbe potuto aprire una “crepa” nelle sue certezze granitiche. Così, lei inizia ad osservare la condizione da un’altra prospettiva: a partire dal reciproco interesse per le lingue straniere, avvia uno scambio, che origina un lavoro appassionante verificando che ogni difficoltà apre la possibilità di un’osservazione più profonda. Per osservare la verità, infatti, è necessario partire dalla realtà, così come si offre allo sguardo, perché la verità è qualcosa che si muove, in perenne divenire.

Osservare, dunque: una tensione continua, costante, con il sostegno di una relazione e definita da un’apertura inesauribile.

 

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