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COOP. DON MAGNANI: Convegno “Scuole che educano, insegnanti creativi in Emilia Romagna”

― 14 Settembre 2021

Nelle giornate di giovedì 9 e venerdì 10 settembre si è svolto a Sassuolo il convegno Scuole che educano, insegnanti creativi in Emilia Romagna, a conclusione di un percorso triennale di ricerca che ha visto coinvolti in una fruttuosa collaborazione il Dipartimento delle Arti dell’Università di Bologna e alcune scuole paritarie e statali sul territorio emiliano.

Il lavoro di ricerca ha preso avvio a partire dall’incontro tra due esigenze complementari. Da un lato quella dell’istituto paritario “Vladimiro Spallanzani”, ubicato su due sedi in provincia di Modena e di Reggio Emilia, che intendeva sottoporre a validazione pedagogica il proprio progetto educativo e le pratiche messe in atto in oltre quarant’anni di storia; dall’altro quella del mondo universitario, che forma i docenti di domani e che proprio per questo non può fare a meno del rapporto vitale con il mondo della scuola.

Le Spallanzani hanno letteralmente aperto le porte ai ricercatori dell’Università di Bologna, che nel corso dei primi due anni si sono integrati nell’ambiente scolastico mediante un’attività di osservazione partecipante prolungata; a questa si è associata anche la somministrazione di interviste in profondità al personale docente.

I primi due anni di ricerca presso le Spallanzani, concepite come “scuola-pilota”, hanno lasciato emergere numerose categorie dalle quali è stato possibile ricavare alcuni principi di metodo. Ad esempio, la presenza determinante di una “visione del mondo” fondativa, esplicita e condivisa: l’educare è infatti inscindibile da una concezione della persona, del sapere, della realtà, su cui scommettersi almeno nei termini di un’ipotesi di lavoro. Ciò è vero anche per quella particolare forma dell’educazione che è tipica della scuola, e che passa attraverso la proposta del patrimonio culturale consegnatoci dalle generazioni che ci hanno preceduto. Di qui, come “a cascata”, scaturiscono ad esempio la personalizzazione, intesa come amore alla persona dell’alunno e alla promozione della sua crescita integrale; o, ancora, una dimensione vissuta di comunità educante, a partire da una comune intenzionalità educativa.

Si è fatta così strada l’ipotesi di un terzo anno di lavoro, che ha visto la ricerca estendersi ad altre sei scuole – tre paritarie e tre statali – tra le province di Bologna, Modena e Reggio Emilia: l’istituto “Farlottine” (Bologna), il centro scolastico “La Carovana” (Modena), l’istituto IEXS (Reggio Emilia), l’istituto comprensivo “Carlo Stradi” (Maranello, MO), l’istituto comprensivo “Galileo Galilei” (Reggio Emilia) e l’IIS “Volta” (Sassuolo).

Il Convegno dei giorni scorsi, ospitato dalle “Spallanzani” nella loro sede sassolese, ha offerto innanzitutto una prima occasione di un confronto su quanto emerso nei tre anni del progetto di ricerca. Il report, presentato da Michele Caputo e Giorgia Pinelli all’inizio dei lavori congressuali, ha costituito il punto di partenza sul quale sono stati chiamati a intervenire alcuni docenti accademici protagonisti della mattinata di venerdì (Sergio Cicatelli, Maria Teresa Moscato, Carla Cuomo, Gerardo Guccini). Analogo confronto è stato proposto ai dirigenti scolastici delle sette scuole coinvolte, che venerdì pomeriggio hanno dato vita a una tavola rotonda intensa ed appassionata, nella quale è emersa una sorprendente consonanza. Consonanza, questa, evidente fin dai saluti di apertura del Convegno, nei quali si è avuta la netta impressione di un fil rouge capace di legare gli interventi di Andrea Talami, presidente della cooperativa don Magnani, alle riflessioni di Gianfrancesco Menani e Corrado Ruini, sindaco ed assessore all’istruzione del Comune di Sassuolo; o, ancora, agli interventi di Mons. Camisasca e di Giacomo Manzoli, direttore del Dipartimento delle Arti dell’Università di Bologna.

Particolarmente significativo anche il momento delle sessioni parallele del giovedì pomeriggio: guidati da quattro giovani ricercatori (Giovanni Davoli; Ilaria Olivari; Tommaso Rompianesi; Marco Turrini), i docenti degli istituti partecipanti hanno avuto l’opportunità di presentare un proprio contributo su altrettanti grandi nodi tematici attinenti alla ricerca, lavorando insieme ai colleghi delle altre scuole. La rete di relazioni così originatasi (e concretizzatasi tanto nelle chiacchiere durante il coffe-break quanto nello scambio di contatti e di materiali) è forse il primo e più ricco frutto della due-giorni. Il pregiudizio culturale oggi assai diffuso, che alimenta contrapposizioni ideologiche (scuola statale vs scuola paritaria) e suscita diffidenza nei confronti dell’altro da sé, è stato smentito dai fatti. Come già accaduto nel corso della ricerca sul campo, i circa cento partecipanti al convegno (presenti in sala o collegati da remoto) hanno potuto osservare persone all’opera: insegnanti, dirigenti, educatori che, pur partendo da punti di vista e da appartenenze diverse, si sono mostrati capaci di incontrarsi sul terreno del loro lavoro e riconoscersi accomunati dalla medesima passione educativa – incontro certamente facilitato dall’intuizione dei pranzi assieme, ai quali si sono uniti autorità locali, Docenti Universitari, Dirigenti Scolastici e Coordinatori e membri del CdA delle scuole coinvolte nella ricerca.

Per tutti questi motivi, più che un evento conclusivo il Convegno si è rivelato come momento sorgivo: la trama di relazioni che ne è scaturita sta già generando ulteriori incontri, scambi, collaborazioni.

In una splendida ed assai citata pagina, la filosofa Hannah Arendt si riferisce all’insegnante come a colui che “si qualifica per conoscere il mondo e per essere in grado di istruire altri in proposito, mentre è autorevole in quanto, di quel mondo, si assume la responsabilità. Di fronte al fanciullo è una sorta di rappresentante di tutti i cittadini adulti della terra, che indica i particolari dicendo: ecco il nostro mondo”[1]. È quello che abbiamo visto accadere durante la due-giorni, quello che abbiamo incontrato nelle scuole partecipanti alla ricerca. Non istituzioni, ma persone: docenti capaci di assumersi la responsabilità di una proposta agli occhi dei loro alunni, insegnanti creativi perché educatori.

[1] H. Arendt, Tra passato e futuro (1961), trad. it. Garzanti, Milano 1991, pp. 247;

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