F. Fulvi, Avvenire 17 giugno 2020
Per quasi tre mesi di seguito bambini e adolescenti hanno perso i loro punti di riferimento sociali: la scuola, le attività sportive, gli amichetti, i nonni, gli educatori. E poi, niente vita nè giochi all’aria aperta. Durante la quarantena, per i componenti più piccoli della famiglia, gli unici interlocutori sono stati genitori e fratelli, spesso gravati anch’essi da paure e incertezze, con rapporti carichi di emotività, momenti di tensione in una convivenza forzata tra le mura domestiche (dagli spazi spesso ristretti), e per di più 24 ore su 24, senza interruzioni, con il virus che fuori si diffondeva seminando la paura del contagio. Le conseguenze? …
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