Rassegna stampa

Buone lezioni nonostante le mascherine. Scuola, ora giù tutte le maschere

― 13 Settembre 2021

Marco Erba, Avvenire.it, 13.09.21

“Era una delle ultime lezioni dello scorso anno scolastico in una prima superiore. Avevamo appena terminato di leggere i poemi omerici. Ho chiesto alla classe: “Vi è piaciuta di più l’Iliade o l’Odissea?”. Domanda banale, ma non ho resistito alla tentazione del sondaggio. La discussione si è accesa, con il solito esito scontato: ha vinto l’Odissea. Lì ci sono il viaggio, l’avventura, il fiabesco. Ci sono creature strane, magiche, orride: tutto è molto più vicino al gusto di oggi. Poi ha alzato la mano Camilla (non si chiama così, ma esiste veramente). Camilla è una ragazza con una sensibilità eccezionale, che scrive temi meravigliosi. È perspicace, brillante. Eppure spesso è sfiduciata, abbattuta. È capace di grande generosità, ma allo stesso tempo ti dice con un cinismo spietato che la vita non ha alcun senso. Camilla non sa quanto vale. Non vede la bellezza che ha dentro, come molte alla sua età.
Camilla, dunque, ha alzato la mano: “Prof, io ho preferito l’Iliade”.

Mi ha stupito. “Come mai?” le ho chiesto. Si è stretta nelle spalle: “Perché Ulisse nell’Odissea è troppo perfetto. Troppo forte, troppo astuto, troppo sicuro di sé, troppo vincente. Nell’Iliade invece c’è l’incontro tra Achille e Priamo”. Camilla parlava della scena bellissima in cui Priamo, re di Troia, si reca nella tenda del nemico Achille per chiedere la restituzione del corpo di suo figlio Ettore, che proprio l’eroe greco ha ucciso. I due nemici si trovano faccia a faccia: Priamo si inginocchia di fronte ad Achille e lo supplica e Achille, l’eroe dell’ira, stupisce i lettori di ogni epoca commuovendosi. Achille pensa a suo padre lontano, lo rivede in Priamo. I due piangono insieme, divisi in guerra, uniti nel dolore. Uniti nell’umanità.

“Ulisse è troppo perfetto” ha spiegato Camilla. “Achille e Priamo invece sanno mostrare la spaccatura che hanno dentro, la loro fragilità. Io mi rivedo molto più in loro”. È stato uno dei commenti più belli che abbia mai sentito sull’Iliade, regalatomi da una quattordicenne. Ma gli studenti, si sa, spesso sono maestri di vita. Chi insegna è avvezzo a ricevere infinitamente più di quanto dona. Porto nel cuore le parole di Camilla all’inizio di un anno scolastico carico di timori e speranze. Forse questa fatica vissuta insieme nei mesi duri della pandemia, forse le fragilità emerse durante la Dad, forse il dolore e lo smarrimento che ci hanno attraversato, possono aiutare tutti noi, studenti e docenti, a fare come ha fatto Camilla: toglierci le maschere. Quelle maschere che noi prof indossiamo quando ce ne stiamo duri e inflessibili dietro la cattedra; quelle maschere che gli adolescenti indossano per difendersi”.

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