F. Goria, La Stampa, 20 gennaio 2020
L’Italia non è un Paese per giovani. Né per lavoratori. Non diminuisce, nonostante un discreto miglioramento del mercato del lavoro, il numero dei ragazzi inattivi, che non studiano e non lavorano, e degli incapienti, coloro i quali hanno un reddito inferiore al minimo imponibile dal Fisco. Nel primo caso, sono oltre due milioni di ragazzi. Nel secondo, quasi otto. E ora entrano di prepotenza nell’agenda del governo, proprio mentre dal World Economic forum (Wef) giunge un rapporto che conferma dello stato di difficoltà dell’Italia sul fronte lavoro.