Luciano Moia, Avvenire, 29 maggio 2019
«Compromissione del controllo sul proprio tempo di gioco; priorità data al gioco rispetto agli altri interessi di vita e alle altre attività quotidiane; continuazione o escalation nell’utilizzo dei videogiochi nonostante il verificarsi di conseguenze negative». Il modello di comportamento individuato dalle tre caratteristiche in questione è abbastanza grave «da causare una compromissione significativa in aree di funzionamento personali, familiari, sociali, educative, professionali o di altro tipo». E per questo, per la prima volta, l’Organizzazione mondiale della sanità ha inserito la dipendenza da videogiochi (online e offline) nell’elenco delle malattie riconosciute. Non un “vizio” dunque, o una cattiva abitudine, ma una vera e propria patologia che richiede una diagnosi e una cura….