Barbara Castiglioni, ilGiornale.it, 27.11.21
“«Io desidero tornare a casa e vedere il giorno del mio ritorno». Le parole, per certi versi inspiegabili, con cui Ulisse, nell’Odissea, «sprezza l’eternità» offertagli da Calipso come canterà l’epilogo del Ritorno di Ulisse in patria di Monteverdi sono quanto di più lontano dall’idea dell’eroe-esploratore errante che, da Dante in poi, trionfa nella letteratura e in tutte le arti.
Il viaggiatore metafisico che, nella Divina Commedia, mosso «dalla curiosità di conoscere e dal desiderio di cose nuove» sospinge i suoi compagni al «folle volo», o che, secondo Tennyson, non può «fare a meno di viaggiare» perché deve bere «ogni goccia della vita», l’asceta visionario votato alla ricerca utopica della conoscenza di Kazantzakis, l’Ulisse superuomo di D’Annunzio, quello fin troppo umano di Joyce o il meraviglioso viandante à rebours dell’Ultimo viaggio di Pascoli, che ha per meta il passato e non il futuro, non sono, però, l’Ulisse dell’Odissea”.