Vincenzo Rizzo, ilSussidiario.net, 10.12.21
“Lo scorso anno, in maniera imprevista e in piena pandemia, il ministero dell’Istruzione ha istituito una nuova disciplina: educazione civica. Ha carattere trasversale e ruota attorno a tre assi: lo studio della Costituzione, lo sviluppo sostenibile, la cittadinanza digitale.
Studentesse e studenti devono approfondire lo studio della nostra Costituzione e delle principali leggi nazionali e internazionali, formandosi su questioni di valore etico-sociale, per maturare una cittadinanza responsabile. Qual è, però, la ratio della nuova disciplina, calata dal deus ex machina senza una discussione articolata con le componenti della scuola?
Di fronte alla temperie nichilista che sembra ormai la cifra di una società confusa e intimorita dal Covid, incapace di offrire luoghi di crescita e maturazione, alcune menti illuminate hanno ritenuto di porre argine alla deriva incombente attraverso una nuova figura: il cittadino responsabile. Si tratta, certamente, di un tentativo nobile e attento che prospetta una novità. Lo studente non è più pensato, come nel passato, simile a un mero ente cognitivo da seguire con strumenti docimologici adeguati e da aiutare nelle sue parti varie ma staccate tra loro (sfera emotiva, sessuale, eccetera) con corsi di educazione sanitaria, sessuale, alimentare, alla legalità, all’immagine, digitale, e altre. Diventa, finalmente, un ente unitario: cittadino responsabile”.