R. Paggi, ilsussidiario.net, 23 gennaio 2020
Da una parte “c’è lo sguardo dell’adulto, fisso su ciò che insegna, su come lo insegna, su come il ragazzo apprende, sulle domande che pone o che magari non esplicita”. E, dall’altra, “c’è lo sguardo del ragazzo, che va continuamente rialzato. È adulto proprio chi riesce a rialzare questo sguardo, a far balenare nuove mete e nuovi orizzonti, a far percepire la domanda infinita che alberga nel suo cuore: domanda di senso, di bellezza, di giustizia”.