Piero Benvenuti, Avvenire.it, 03.11.21
“Il 1° Giugno 1988, con una lettera indirizzata all’allora Direttore della Specola Vaticana padre George Coyne S.J., il santo padre Giovanni Paolo II poneva una pietra miliare nel secolare dibattito sulle relazioni tra Scienza e Fede, anticipando di 10 anni l’Enciclica Fides et Ratio. Il documento non solo sanciva in maniera definitiva e inappellabile l’impossibilità, su base razionale, di un reale contrasto tra Scienza e Fede cristiana, ma indicava come assolutamente necessaria una effettiva collaborazione tra Teologia e Scienza. «La scienza può purificare la religione dall’errore e dalla superstizione; la religione può purificare la scienza dall’idolatria e dai falsi assoluti» – scriveva il Santo Pontefice – auspicando che Teologia e Scienza non si accontentassero di un rispettoso dialogo a distanza, ma la prima analizzasse con coraggio e determinazione quali risultati scientifici impongano di rivedere ed eventualmente riformulare i dogmi del passato e la seconda traesse ispirazione dalla religione per interrogarsi sui limiti intrinseci del metodo scientifico, evitando così di trasformarsi inconsciamente in idolatria.
Dopo un trentennio, quanto del profetico invito è stato realizzato? Purtroppo ben poco o nulla”.