Paolo Bianchi, ilGiornale.it, 20.11.21
“Per una volta il ritardo dei treni mi avvantaggia. Arrivo a metà pomeriggio al Museo della scienza di Trento (Muse) e ho il privilegio di visitare in anteprima e da solo la mostra «Il Viaggio Meraviglioso», che si è inaugurata ieri nel Palazzo delle Albere. In realtà, non proprio da solo, ma addirittura con diversi accompagnatori, fra cui l’ideatore, Stefano Zecchi (presidente del Muse), la curatrice, Beatrice Mosca, e l’allestitore, Silvio De Ponte. Altra piacevolezza: la mostra non è né «interattiva», né «multimediale» nel senso più comune. In altre parole, non sarete sottoposti a una gragnuola di stimoli a cui far fronte a tutti i costi, uscendone prostrati e con addosso la frustrazione di non sembrare abbastanza intelligenti. Da molte esposizioni si ha l’impressione di doversi difendere, qui ci si può abbandonare. Nei fatti, è un percorso nella penombra. Si entra in una specie di tunnel foderato da centinaia di anemoni di carta, il proemio a una serie di sette sale in cui si snoda il senso del sottotitolo «Tra scienza e filosofia»”.