Andrea Vaccaro, Avvenire.it, 24.11.21
“Uno dei più recenti argomenti gettati nell’agone postumanista scandisce: a) l’intelligenza artificiale (IA) è, per definizione, la forma di intelligenza suprema, tale da potersi dire, in prospettiva, “perfetta”; b) una forma di intelligenza non sarebbe perfetta se non fosse in grado di darsi l’esistenza; c) dunque, l’IA si presentificherà, presto o tardi, necessariamente. A ravvivare l’argomento è stato Ted Chiang, che i cinefili conoscono come l’ispiratore letterario di Arrival, raro film di fantascienza dove gli alieni, anziché devastatori della Terra, sono esseri d’intelligenza superiore, che hanno la grazia di comprendere, in stile Laplace, presente e futuro, e cercano la collaborazione degli umani per un domani di pace e armonia. Quanto alla “dimostrazione” dell’esistenza (futura) dell’IA, approfondire la somiglianza strutturale con la prova ontologica dell’esistenza di Dio di sant’Anselmo d’Aosta è pressoché pleonastico. Un parente stretto di tale argomento, nel mondo del postumanesimo & co., è il cosiddetto Basilisco di Roko”.