Flaminia Colella, ilSussidiario.net, 27.10.21
“È giunto il tempo per delle precisazioni, senza pretesa alcuna di esaurire una riflessione secolare per cui si son spesi teologi, filosofi, poeti, scienziati, ma con la urgenza viva di dire ancora e ancora quello che non bisogna mai dimenticare quando si ha a che fare con l’arte.
La questione è la seguente. Gli artisti cercano la verità delle cose. Lo fanno senza saperlo, inconsapevolmente, mentre creano. Ma ancorati con tutte le viscere a una sorgente di luce e ombra che continua a eruttare da tutti i secoli dei secoli. Cercano la verità più intima, più scabrosa, più ustionante, delle cose, quella nucleare. La cercano con un metodo rabdomantico, trasversale, di cui il primo strumento è l’ascolto”.