Alessandro D’Avenia – Corriere.it, 16 dicembre 2019
“Vorrei rappresentare il Bambino nato a Betlemme, e vedere con gli occhi del corpo i disagi in cui si è trovato per la mancanza delle cose necessarie a un neonato, come fu adagiato in una mangiatoia e giaceva sul fieno». Era metà dicembre del 1223 quando Francesco d’Assisi, fermandosi a Greccio, paesino vicino Rieti che amava molto, fece questa strana richiesta a Giovanni Velita, suo amico e signore del luogo.
Il presepe ci interroga sul nostro essere qui e ora: per cosa viviamo? Che cosa ci fa rinascere ogni 24 ore? Ecco il vero significato.