Claudio Burgio, Avvenire, mercoledì 28 aprile 2021
È bastato un piccolissimo virus – «un bastardino infettivo frutto di chissà quale anomalo incrocio», come lo definisce Pierangelo Sequeri – a interrompere l’incantesimo nascosto dietro la pretesa tecnocratica: la retorica del progresso tecnologico che ci rende più liberi e più autosufficienti si è disintegrata di fronte all’evidenza della vita reale in tutto il suo dramma. Abbiamo a lungo tenuto lontani i nostri figli dalla possibilità della debolezza, della fragilità e della morte, trasmettendo loro piuttosto la sicurezza dell’uomo che non deve chiedere mai, la forza di un ottimismo centrato sull’«andrà tutto bene» come parola d’ordine.