Corrado Bagnoli, ilSussidiario.net, 13.12.21
“l mio amico Giuseppe non ce l’ha fatta a starsene lontano: in pensione dal 1° settembre, alla fine dello stesso mese è tornato a scuola. Era lì con noi di lettere a discutere come continuare il percorso di lettura e scrittura che per anni ha tenuto nella nostra scuola. E quando a novembre è arrivato con mascherina e green pass e firma come esterno sul foglio predisposto all’ingresso, era come se fosse naturale trovarselo lì nei corridoi dov’era stato tutti giorni per più di trent’anni. Non si può più lavorare con quattro classi parallele, ma ci sono aule che ne possono accogliere due con tutte le distanze e le misure di sicurezza.
Così si riparte: due seconde a cui leggere Il maestro nuovo di Rob Buyea e due prime a cui proporre un classico come Il giardino segreto. Io sto lì con le seconde, il vecchio prof che avanza dentro il cerchio degli alunni ha in mano un bastone che non è un bastone, dice lui. E dice anche che lui è un prof che non è più un prof e che il libro non è un libro. Si avvicina alla lavagna di ardesia montata su ruote che ha voluto in quell’aula che non è un’aula e ci scrive sopra con il gesso la frase: “Che ci faccio qui?” E spiega agli alunni che la domanda è rivolta a loro, ma che per primo se l’è fatta lui quella mattina”.