Andrea Indini, ilGiornale.it, 06.11.21
“C’è l’odore della neve di montagna, tra le pagine dei libri di Paolo Cognetti. È un odore che non si descrive facilmente. Ha a che fare con la legna che arde nei camini e con il silenzio dei sentieri fuori stagione. È un odore avvolgente che, appena torni a fiutarlo nell’aria, ti fa sentire di nuovo a casa. Certo, in un certo qual modo, ha anche a che fare con la solitudine. Ma non quella di città, che getta addosso angoscia e tristezza, che ti spinge ad attaccarti al cellulare per riempire i momenti di vuoto. È una solitudine diversa che collima con il riposo dell’anima. Perché tra i monti sopra Brusson, dove Cognetti si è ritirato e ha dato alla luce nel 2016 Le otto montagne e quest’anno La felicità del lupo (entrambi editi da Einaudi), la pace ha anche il sapore delle lacrime asciugate e del presente libero dai fantasmi del passato.
Per arrivarci da Milano bisogna tirar dritto per un’oretta lungo l’autostrada che porta a Torino. Poi ad un certo punto, subito dopo un avveniristico ponte che ti fa quasi pensare di trovarti su un’highway statunitense, svolti a destra e le vedi, le Alpi, altissime. Le vette imbiancate”.