Fabrizio Ottaviani, ilGiornale.it, 22.12.21
“Scendere in Arno all’alba per lavarsi le croste della scabbia, assistito da una donna che dalla riva porge il lenitivo olio di ortica: Pupi Avati è più noto come regista che come scrittore, ma la suggestione che emana il realismo delle pagine di L’alta fantasia (Solferino, pagg. 176, euro 16,50) rasenta il visionario. L’uomo che si dedica alle abluzioni nel fiume dei poeti è Giovanni Boccaccio, in partenza per le Romagne. Ha passato l’esistenza a studiare, celebrare, riprodurre l’opera di un Dante ormai scomparso, recuperato nei ricordi di chi l’ha incontrato. Stavolta la missione consente di prendere due piccioni con una fava: raggiungere la figlia del poeta in un convento e consegnarle alcune monete d’oro con le quali Firenze, pentita della condanna all’esilio, vorrebbe stemperare il senso di colpa. Ma è anche un pretesto per intervistare la figlia del genio della Commedia, un’occasione che non capita tutti i giorni”.