Paola De Vecchio, Avvenire.it, 02.11.21
“Del confinamento gli manca «l’intuizione di possibili cambi a un’altra maniera di vivere, meno retta dall’angoscia, dal rumore e dall’avidità ». Nella calma forzata, durante i tre mesi in cui il mondo si è fermato per la pandemia, Antonio Muñoz Molina ha tenuto un diario. Divenuto un libro che ha nel titolo l’interrogativo essenziale: Volver a dónde, “Tornare dove” (Seix Barral, pagine 344, euro 20,90). Solo in apparenza una cronaca testimoniale dello scrittore, membro della Real Academia de la Lengua Española e premio Principe de Asturias delle Lettere 2013, già cronista sul campo degli attacchi alle Torri Gemelle quando dirigeva l’Instituto Cervantes di New York. Divisa su tre piani temporali, la narrazione è il memoir del confinamento, presieduto dalla paura e dai gesti quotidiani per la sopravvivenza, in un andare e venire fra il risveglio nella “nuova normalità” – nel giugno 2020 – e i ricordi dell’infanzia nei campi a Úbeda, in Andalusia, dipanati dal balcone della sua casa a Madrid, dove Muñoz Molina cura pomodori e gelsomini con la stessa premura con cui suo padre coltivava l’orto. «La pandemia ci ha ricordato che al di sopra della libertà o uguaglianza, legittimamente rivendicate, facciamo parte di una umanità comune – rileva l’autore –. Non dimenticare la fraternità è necessario, così come un cambio di paradigma»”.