Massimiliano Castellani, Avvenire.it, 01.12.21
“Tutte le strade della musica portano a casa Liguori. Tempo fa, scoprimmo per caso che il batterista Lino Liguori, classe di ferro 1927, è il nipote di Gegè Di Giacomo, – anche lui batterista e anima dell’orchestra di Renato Carosone – ma soprattutto è cotanto padre di un pianista tra i più colti e irregolari del panorama jazzistico italiano, Gaetano Liguori. Nato a Napoli, 71 anni fa, è cresciuto a Milano questo virtuoso del piano che per Skira ha scritto l’autobiografia Confesso che ho suonato. Concerti eseguiti «praticamente in ogni luogo del pianeta», e insegnato, da esegeta di questa sua musica dell’«anima laica» che considera come il ragù. Anzi «per dirla alla Eduardo De Filippo, “O’rraù”», scrive nel suo ultimo libro La mia storia del Jazz ( Jaca Book). Un libro, con cui è in tour per l’Italia, che è un sorta di viaggio, dall’Africa a New Orleans, passando per casa nostra, attraverso la musica «sugosa » che ha permesso a Liguori di far dialogare al pianoforte la sua vera anima, rivoluzionaria, «ispiratami ideologicamente da Che Guevara e poi da Dario Fo che mi aprì le porte dei teatri dove ho potuto diventare un jazzista». È salito sulle barricate del ’68, per poi ridiscendere in piena maturità seguendo la via di Damasco. «La mia non è una conversione vera e propria, resto profondamente laico pur essendo da tempo in cammino su sentieri per niente distanti da quelli battuti da San Paolo »”.