Giacomo Gambassi, Avvenire.it, 06.07.22
“Non doveva essere così eterodosso il giovane Gioachino Rossini quando dalla sua mente uscivano eclettiche partiture sacre. Qualcuno le trovava così fresche e anche degne di un sigillo “ecclesiastico” da aver cancellato sulla partitura il nome del ragazzo di Pesaro e averci apposto il proprio, preceduto da un «don»”.