Monica Mondo, OsservatoreRomano.va/it, 26.11.21
“Un bambino sente un uccellino cantare. Prende una seggiolina, punta sulle manine, arriva appena al davanzale della finestra, guarda dal vetro. Sull’unico albero al centro del cortile un passerotto canta. «Perché piange?». Chiede intristito il bimbo. Non piange, vorresti rassicurarlo. Canta. «No, piange», insiste immalinconito. Forse è così, e tornano a mente i versi di Keats che mi ha ricordato un amico, in Ode a un usignolo: «Tu non sei fatto per la morte, uccello immortale». Forse il suo canto è una pena, o forse un grido, non alla natura matrigna, ma all’uomo. È un’allerta, un segnale perché alziamo lo sguardo, allarghiamo il pensiero al desiderio più pieno, più profondo, più vero”.