Alessandro Zaccuri, Avvenire.it, 28.10.21
“A sentire il nome del poeta Paul Claudel, lo scrittore francese Sylvain Prudhomme si lascia sfuggire un sorriso ancora più cordiale del solito. «Analogie con L’annuncio a Maria, dice? No, a quello non avevo pensato. Ma ci sono altri riferimenti, questa volta intenzionali. La scarpetta di raso, anzitutto. E Partage de midi » . Sono i drammi dell’amore assoluto e della fedeltà impossibile, della crisi coniugale e della tenerezza, tutti temi squisitamente claudeliani che ora riecheggiano, in modo tanto imprevisto quanto riconoscibile, in Vite di passaggio ( traduzione di Anna D’Elia, 66thand2nd, pagine 272, euro 16,00, in libreria da domani), secondo romanzo di Prudhomme a uscire in Italia dopo il fortunato I più grandi. Narrata in prima persona da Sacha, scrittore a sua volta oltre che artista concettuale, è la storia di un suo amico di gioventù, un autostoppista senza nome che, ormai adulto, continua a spostarsi da una parte all’altra della Francia facendo affidamento sulla disponibilità degli automobilisti. L’autostoppista ha una casa, una moglie che si chiama Marie e un figlio, Agustin. Ma come per Anna Vercors, che nell’Annuncio a Maria è il padre di Violaine, anche per l’autostoppista il richiamo della strada resta troppo forte”.