Gianni Mereghetti, ilSussidiario.net, 10.01.21
“Sara non aveva avuto una gran voglia di riprendere la scuola. Era stata bene in Dad, perché non aveva avuto a che fare con l’arroganza di certi compagni che la trattavano male perché lei è straniera, di cittadinanza italiana, ma le sue origini marocchine sono evidenti e indiscutibili. L’ultimo periodo prima che iniziasse il lockdown per Sara era stato terribile, aveva subìto una sistematica violenza da parte di alcuni ragazzi della classe tale da isolarla e farle vivere male le ore di lezione e gli intervalli. Per Sara il lockdown era stato una liberazione!
Ora dover rientrare in classe rappresentava per lei un incubo, però non riusciva a trovare appigli per non farlo ed era dovuta suo malgrado ritornare a scuola in presenza. Lo aveva fatto, vi erano ancora la mascherina e il distanziamento a proteggerla, per non dire del terrore di alcuni insegnanti che badavano più alle regole che non a quello che dovevano riprendere a comunicare faccia a faccia con studenti e studentesse. Le prime due settimane non era successo nulla, Sara andava a scuola con tanta circospezione, ma i suoi “amici” non le avevano quasi nemmeno rivolto la parola. “Meglio così” pensava lei!”