Intervista a Manuela Cervi, ilSussidiario.net, 06.10.21
“Chi ha raggiunto lo stadio di non meravigliarsi più di nulla, dimostra semplicemente di aver perduto l’arte del ragionare e del riflettere”. Sono parole di Max Planck, Premio Nobel per la fisica nel 1918, che a distanza di secoli riecheggiano quelle di san Gregorio di Nissa, uno dei grandi Padri della Chiesa: “I concetti creano gli idoli, solo lo stupore conosce”. A legarle è il filo rosso di una concezione integrale, non razionalistica della ragione. Questo razionalismo ha sì consentito all’uomo di raggiungere scoperte importantissime, ma alla fine è degenerato in ideologie e totalitarismi che “costringono il nostro pensare e la nostra vita quotidiana in deserti privi di vita. Dobbiamo invece tornare a riappropriarci di una ragione piena, integrale, quella che era di Omero, di Eschilo, di Socrate, e poi di Agostino, di Ildegarda, di Dante, di Shakespeare, di Pascal, di Goethe”. Ne è convinta Manuela Cervi, consulente educativa, già autrice de La ragione del cuore. Antropologia delle emozioni, che proprio alla riscoperta di una “ragione integrale” ha dedicato il suo nuovo volume, disponibile su Amazon: Un cuore pensante. Perché l’affettività è la metà perduta della nostra ragione”.