Vincenzo Grienti, Avvenire.it, 25.11.21
“Un testimone di fede, di impegno civile e culturale in seno alle istituzioni democratiche e repubblicane, ma anche nel mondo dell’università e del giornalismo. Una figura da riscoprire, quella di Enrico Zampetti a cento anni dalla sua nascita avvenuta a Lecce dei Marsi, in provincia dell’Aquila, il 25 novembre 1921. Conseguita nel 1939 la maturità classica, si iscrive al corso di laurea in Lettere all’Università degli Studi di Roma “La Sapienza”. Anni intensi che lo vedranno tra i protagonisti del circolo romano della Fuci e utili per la sua formazione giovanile sia sotto il profilo sociale che spirituale. Poi lo scoppio della Seconda guerra mondiale e la chiamata alle armi nel marzo del 1941. Zampetti sarà sottotenente dei bersaglieri e vivrà il dramma della Divisione “Acqui” a Cefalonia e Corfù. E’ il 25 settembre 1943 quando viene catturato dai nazisti, una data che segna l’inizio della sua vita di Internato militare italiano (IMI). Deportato nei lager del Terzo Reich, Enrico Zampetti, così come gli oltre 650mila prigionieri italiani, opporrà un netto rifiuto a collaborare con la Germania di Hitler e con la Repubblica sociale italiana in cambio della liberazione. Saranno anni drammatici quelli dell’internamento nello STALAG 307 di Deblin-Irena, nel distretto di Lublino in Polonia, così come quelli vissuti nell’OFLAG 6 di Oberlangen, al confine olandese. Enrico Zampetti non cederà mai ai nazifascisti, nonostante i morsi della fame e le atrocità subite. L’ufficiale terrà un diario su cui annoterà fatti, momenti, dettagli di una prigionia che non ha nessun rispetto per la dignità umana”.